“Mi sentite?”
“Mi sentite?”
Una voce flebile e lontana chiamava. Sembrava che fosse all’interno di qualcosa.
Pete si guardava intorno, nel retro del negozio di alimentari di suo padre, ma non riusciva a capire da dove venisse. Guardò sotto il tavolo, nell’armadio degli utensili, nella credenza, sotto il sacco della farina, sotto quello dei cereali. Poi pensò ch poteva essere stato lo squittio di un topo e, un po’ allarmato si allontanò.
Il padre era intento a servire una cliente grassoccia e nervosa e non badò molto a lui.
Pete uscì dal negozio e si diresse verso casa.
Mentre faceva i compiti svogliatamente, ripensava a quella piccola voce: “Potete sentirmi? C’è qualcuno che mi sente?” No, non poteva essere un topo.
Il pomeriggio successivo sgattaiolò di nuovo sul retro del negozio. Sembrava tutto tranquillo. Gironzolò un poco, sollevando oggetti, spostando barattoli, ma nulla accadde, la voce non si faceva più sentire. Stava proprio per andare via, deluso, quando, ancora una volta sentì: “Aiuto, c’è qualcuno?” Veniva dal sacco delle noci.
“Sì, ci sono, mi chiamo Pete, ti sento, tu chi sei?”
“Liberami Pete, ti prego, sono chiusa qui dentro, sono al buio, liberami, fa’ presto!”
Pete spostò il sacco, con enorme fatica, ma sotto non c’era niente, la voce, e la ragazza a cui apparteneva, doveva essere chiusa in una noce.
Ma come fare a scoprire quella giusta? Nel sacco ce ne saranno state centinaia. Bisognava fare in fretta, la voce sembrava esausta e triste, bisognava trovare la noce giusta.
Allora Pete cercò un sacco vuoto e cominciò a prendere le noci una ad una, picchiandoci sopra con lo schiaccianoci, chiedendo. “Sei qui? Rispondi, sei qui?” le prime noci e nemmeno quelle successive risposero, allora lui le ripose nel sacco vuoto e ne prese delle altre, e così ancora e ancora, non trovava niente.
Quel lavoro durò molto a lungo, si fece buio e Pete dovette tornare a casa con suo padre. Si era riempito le tasche di noci per continuare la ricerca quando si fosse chiuso nella sua cameretta. Quella voce così triste lo preoccupava.
Il giorno dopo e quello dopo ancora non riuscì a trovare nulla. Il quarto giorno, finalmente la noce che aveva in mano rispose: “Sì, sono qui!”
Pete la aprì con delicatezza. Ne uscì una piccola ragazza, tanto piccola che si sedette comodamente sul palmo della mano di Pete e si stiracchiò e si sistemò i capelli arruffati.
“Grazie, finalmente mi hai liberato. Ero chiusa lì dentro da quando sono nata, tanti e tanti anni fa. All’inizio stavo bene, mi sentivo protetta, pensavo che il mondo fosse quella noce e io credevo di non poterne uscire mai. Poi sono cresciuta e la noce è diventata stretta, mi muovevo a stento. Ho provato a liberarmi da sola ma non ci sono mai riuscita, meno male che sei arrivato tu, ero disperata.”
Pete la guardava incredulo.
La ragazza era molto bella, aveva lunghi capelli rossi e la pelle quasi trasparente, sembrava una statuina d’avorio.
“Ma, ora che sei fuori dalla noce, come farai? Dove andrai, piccola come sei?”
“Ci ho pensato a lungo, sai, chiusa nella mia noce, al mio futuro, e sarà di certo molto difficile, ma volevo essere libera a tutti i costi. Vorrei avere una mia piccola casa, vorrei aspettare il mio piccolo marito che ritorna dal lavoro, vorrei avere il nostro piccolo bambino. Sono sogni piccoli, lo so, di una persona piccola per di più, ma forse per questo non sono degni di avverarsi?”
“Sì, certo che lo sono, solo, dovresti trovare qualcuno come te” disse Pete “io non ne ho mai viste altre di persone così piccole venire fuori dalle noci, mio padre le vende, sai, le noci, ma io mai, in tutta la vita, ne avevo sentita una chiedere aiuto come hai fatto tu”.
La ragazza si sedette sulla mano di Pete, lo guardò, e poi cominciò a piangere.
“Non piangere, ti prego, non piangere, facciamo così, ti porto da mio padre, in negozio, lui di noci se ne intende, non si sa mai abbia una soluzione”.
Così Pete si mise in tasca la ragazza, e un po’ preoccupato per quello che avrebbe dovuto dire, uscì entrò nel negozio del padre.
Lo trovò indaffarato a fare i conti della giornata e a segnare gli ordini di merce per il giorno dopo.
“Hmm, papà, avrei bisogno di te, di chiederti una cosa.”
Al racconto del figlio il padre sorrideva.
Quando Pete tirò fuori dalla tasca la ragazza, il padre annuì.
“Sono contento figliolo che sia accaduto anche a te di fare questa scoperta miracolosa; devi sapere che è successo anche a me, e a tuo nonno per primo. Ognuno di noi, un giorno, proprio come è successo a te, ha sentito una vocina che veniva da una noce, l’ha aperta e ha liberato un membro dell’antico popolo delle Noci. Queste creaturine nascono nelle noci e alcune di loro stentano ad uscirne fuori. Hanno bisogno di un piccolo aiuto, che gli diamo noi, aprendo il guscio che li contiene. Adesso devi portare a termine il tuo compito accompagnando la ragazza al suo villaggio. Troverai la strada, come l’abbiamo trovata io e tuo nonno.”
Così Pete e la ragazza si allontanarono alla ricerca del villaggio degli abitanti delle Noci.
Il viaggio non fu lungo come Pete immaginava. Al villaggio lo accolsero come un benefattore che riportava una figlioletta smarrita. La ragazza, che si chiamava Ilia prima di lasciarlo e unirsi ai suoi simili, lo baciò lungamente sul naso.
“Potrai tornare qui da noi quando vorrai, appena metterò su una casetta tutta mia ti manderò un invito a cena, lo troverai in una noce”